Carta identità (Tiberio)

Primus Romanorum imperator…

Nome originale: Tiberius Claudius Nero Tiberius Iulius Caesar Tiberius Caesar Augustus
Nascita: Roma 16 novembre 42 a.c.
Morte: Miseno 16 marzo 37
” La forza fisica e la vitalità andavano abbandonando Tiberio, ma non ancora la sua capacità di
dissimulare; e restava la stessa la durezza d’animo; ancora lucido nel parlare e nelle espressioni
del viso, cercava di nascondere talora con ricercata serenità un latente stato di debolezza.
Tornando dunque in fretta in Campania, cadde infermo in Astura; riavutosi un poco, si spinse fino
a Circeo, e, per non dar sospetto di essere ammalato, non soltanto intervenne ai giuochi militari ma
anche colpì dall’alto con saette un cinghiale che era stato immesso nell’arena; subito dopo,
venutagli una fitta nel fianco e, sudato qual era, colpito da un’aria fredda, ricadde in più grave
malattia. Si sostenne però alquanto tempo, benché, di là trasportato fino a Miseno, nulla mutasse
delle quotidiane abitudini, nemmeno i conviti e gli altri piaceri, un po’ per intemperanza, un po’
per dissimulazione “

(Svetonio, III, 72)

Nazionalità:latino
Dinastia: giulio-claudia
Coniuge: Vipsania Agrippina (20 a.c.-12 a.c.) Giulia maggiore (12 a.c.–2 a.c.)
Figli: Giulio Cesare Druso,Gaio Giulio Cesare Claudiano Germanico (adottato)
Padre: Tiberio Claudio Nerone
Madre: Livia Drusilla
Regno: 14-37 d.c.
Descrizione fisica: “corpo massiccio e robusto, di statura superiore alla media; largo di spalle e di
torace, aveva, dalla testa ai piedi, le membra ben fatte e perfettamente proporzionate; la sua mano

sinistra era più agile e più forte dell’altra e le articolazioni così salde che poteva forare con un dito
un pomo appena colto e senza tare, mentre con un colpo di nocche poteva ferire la testa di un
fanciullo o anche di un adolescente. Aveva la carnagione bianca, i capelli dall’attaccatura molto
bassa sul di dietro, in modo che gli coprivano anche la nuca, cosa che sembrava in lui una
caratteristica di famiglia; il viso era nobile, benché spesso si riempisse improvvisamente di
foruncoli; gli occhi erano molto grandi e, cosa straordinaria, riuscivano a vedere anche di notte e
nelle tenebre, ma per poco tempo e quando cominciavano ad aprirsi dopo il sonno, poi perdevano
questo potere. Camminava a testa alta e rigida, con il volto solitamente contratto, in genere senza
parlare o rivolgendo soltanto qualche rara parola a quelli che lo circondavano, e anche questo con
estrema noncuranza, e non senza muovere distrattamente le dita. Tutte queste abitudini sgradevoli
e piene di arroganza richiamarono l’attenzione di Augusto che più di una volta cercò di scusarle sia
presso il Senato, sia presso il popolo, dicendo che si trattava di difetti di natura, non di cuore.
Godette di un’eccellente salute che più o meno, rimase perfetta per quasi tutto il periodo del suo
principato, sebbene dopo i trent’anni la governasse lui stesso a suo modo, senza ricorrere agli aiuti
e ai consigli dei medici.”

(Svetonio, III, 68)

Cursus honorum:
25 a.C. tribuno militare in Spagna
24 a.C. questore con cinque anni di anticipo sull’ordine del cursus honorum.
21-20 a.C. ottiene il comando dell’esercito in Macedonia
 19 a.C. gli viene conferito il rango di ex pretore, ovvero gli ornamenta praetoria, ed egli poté
dunque sedere in Senato, tra gli ex praetores
17 a.C. fu eletto per la carica di praetor urbanus.
13 a.C. viene nominato console,
12 a.C. dopo la morte di Agrippa, viene inviato da Augusto nell’Illirico, riuscì a sgominare le forze
nemiche in soli 4 anni, dopo le numerose vittorie ottenne da Augusto gli ornamenta triumphalia.
6 a.C. diventa tribuno della plebe per 5 anni ma va in esilio volontario sull’isola di Rodi
14 d.C. il Senato, dopo la morte di Augusto, supplicò Tiberio di sostituire il ruolo del padre adottivo
anche se inizialmente Tiberio rifiutò alla fine decise di accettare
Riforme fatte: Il governo di Tiberio fu improntato a conservare le riforme di Augusto senza
particolari tendenze al rinnovamento. Trasferì il potere elettivo dal popolo al senato, nonchè alla
Corte di giustizia, sotto la presidenza dei Consoli, per giudicare i reati. L’appello supremo era
riservato al Principe e stabilì dunque tre sedi d’appello, ancor oggi vigenti in molti paesi moderni.
Uno dei provvedimenti più interessanti ma ambigui fu l’approvazione della “lex de maiestate”, che
prevedeva la possibilità di perseguire chiunque avesse “arrecato offesa al popolo romano”.
Si trattava di una norma molto vaga che esponeva gli amministratori, i cittadini ma anche i
responsabili di sconfitte militari ad un possibile condanna.
Eccellente il suo lavoro come gestore finanziario: in pochi altri casi le casse dello Stato Romano
furono floride come con Tiberio. Il segreto di questo successo fu nell’affidamento del patrimonio

dello Stato a funzionari di grande preparazione ed esperienza. Le leggi di Tiberio furono efficaci
anche nel calmierare la crisi agraria e finanziaria che derivava da una minore circolazione della
moneta.
Addirittura istituì con i propri risparmi personali un fondo di 100 milioni di sesterzi che poteva
essere utilizzato dai meno abbienti per ottenere finanziamenti senza interessi fino a 3 anni, a patto
che avessero da dare in garanzia dei terreni con valore doppio rispetto a quanto richiedevano.
Buoni risultati anche sul governo delle Province: Tiberio mirò a prorogare il mandato, anche oltre la
norma, agli amministratori che si dimostravano abili e onesti.
Inoltre, uno dei principali problemi delle province era dato dalla tendenza dello Stato Romano ad
appaltare l’esazione delle tasse al ceto dei Cavalieri, che anticipavano il denaro e si rifacevano sulle
popolazioni dei provinciali. Imponendo dei tetti alle tasse che si potevano esigere nelle province,
Tiberio scongiurò rivolte e contestazioni, garantendo un buon periodo di pace.

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