Recensione prima stagione baby

La serie televisiva “baby” ha per argomento la vicenda delle baby-squillo, ambientata in un quartiere altolocato di Roma, i Parioli. Appartiene al genere denominato teen drama, di particolare successo all’estero, e tende a privilegiare nel racconto il punto di vista adolescenziale.

Nella Roma bene dei Parioli emergono le storie intrecciate di adolescenti allo sbando. Ludovica (Alice Pagani), Chiara (Benedetta Porcaroli) e Damiano (Riccardo Mandolini) frequentano il liceo privato Collodi, e soffrono a causa del medesimo ambiente disagiato in famiglia e non solo: genitori assenti o del tutto incapaci, vite vuote, amicizie false. In una situazione di questo tipo trovano terreno facile personaggi che influenzeranno negativamente le loro vite: Fiore, (Giuseppe Maggio) in particolare, che trascinerà le protagoniste in un giro di prostituzione ma anche spacciatori e giovani allo sbando. Tra le pieghe del traballante intreccio si riesce ad intuire ciò che Baby avrebbe voluto essere.

La serie, dunque, raccontando le vicende di adolescenti perennemente in bilico si rivela affascinante soprattutto in relazione al target giovanile a cui si riferisce, attratto dalle vicende avvincenti di coetanei alle prese con situazioni al limite. Non è un racconto morale, non ha una tesi da dimostrare o problematiche da sviscerare. Ne emerge un teen drama sfacciato ed esagerato, eccessivamente melodrammatico, che mette in primo piano gravi fatti di cronaca, ma li tratta con una patina soffusa, che non vuole mai spaventare, ma solo coinvolgere. La scrittura di Baby non ha quella maturità, e spesso ritiene che il racconto di vite vuote debba anche essere superficiale. I dialoghi e la scrittura dei personaggi seguono di pari passo questa considerazione, e la loro profondità, insieme con le loro motivazioni, va a scarseggiare. La vicenda procede spesso per automatismi di scrittura, ma l’intreccio non riesce ad essere avvincente perché le motivazioni dei personaggi (al di là di una vaga ribellione e della lontananza dei genitori) non li supportano. Eppure Baby ricerca per sé un’importanza e un’enfasi di fondo che vorrebbe essere il mood dell’intera stagione.

PRIMO EPISODIO: SCANDALO AI PARIOLI

Si racconta la vera storia delle baby squillo dei Parioli, il fatto di cronaca da cui ha preso spunto la serie tv.                      

Le protagoniste sono appunto due ragazze adolescenti che scelgono di prostituirsi per denaro; nella serie il racconto dei loro problemi, delle loro paure ed incertezze ha creato umanità ed empatia nei confronti delle protagoniste anche se, come è noto, quello che è successo nella realtà e a pochi chilometri da noi è ben diverso, molto più gretto e squallido. Ludovica e Chiara (le protagoniste della vera storia), non sono delle ragazze così romantiche; frequentano una delle scuole più prestigiose della capitale, hanno molti amici e si recano spesso nei locali situati tra Parioli e Corso Trieste. Ciò che già hanno però non basta: desiderano denaro, vestiti. borse, vacanze, serate nei locali e pranzi a base di vino e pesce. Procedendo nella visione si comprendono sempre più le ragioni di questi comportamenti: le madri delle giovani, infatti, una volta venute a conoscenza delle malavitose situazioni in cui erano state coinvolte le figlie, mostrano avere reazioni fredde e distaccate. Soltanto in un caso la mamma della ragazza più grande si recherà dai carabinieri per denunciare l’accaduto mentre addirittura quella della più piccola si scoprirà che sapeva tutto e spingeva la figlia a prostituirsi (sembra che la donna stessa avesse avuto un passato equivoco). La puntata si conclude con la conclusione delle indagini: si arriverà a otto imputati, coinvolti direttamente, e a circa una settantina di clienti che, in considerazione dei messaggi che si scambiavano con le ragazze, non potevano non sapere che queste fossero minorenni. Le riflessioni che scaturiscono a seguito della visione di questa prima puntata sono molteplici: purtroppo ci sono ancora molte ragazze che si prostituiscono per una borsa o per una bottiglia di champagne, ragazze di “buona famiglia” che apparentemente non hanno bisogno di nulla, almeno nulla di concreto. La forza di Baby è stata mettere anima e poesia in una storia che ne aveva ben poca.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *